Il Museo Francesco Moser non è un monumento alla “grandeur”. È una bella storia di famiglia. Invece di parole, oggetti. «Lo abbiamo fatto per gli sportivi, per la gente che passa. Chi viene a prendere il vino da noi, ci fa mille domande. Qui ci sono risposte», spiega Francesco. Gli oggetti, però, hanno un’anima, parlano. «La maglia rosa è per me il ricordo più caro. Ho inseguito la vittoria al Giro per 11 anni prima di coglierla».
Le biciclette, come insetti eleganti, sono allineate su una pista di legno d’abete lunga 16 metri. Le bacheche contengono maglie e medaglie. Le coppe scintillano nelle vetrine. «Sarà una questione genetica. Forse una tradizione culturale. Ma ci troviamo bene in sella», dice Francesco. «La bicicletta è stata il nostro cavallo dei sogni, ma anche della realtà».
da La Gazzetta dello Sport